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Nella progettazione di musei bisognerebbe compiere lo sforzo di non renderli più contenitori anonimi tesi solo a favorire la lettura delle opere esposte, ma sempre più architetture che in virtù di una forza propria inneschino un rapporto dialettico con il loro contenuto.

Architetture-impronte destinate ad accogliere altre impronte: l'arte.

Riflettendo sul tema "architettura-museo" (specialmente per quanto riguarda i musei di arte contemporanea) questo va pensato “en artiste” e progettato aspirando alla totalità dell' opera d'arte, superando la controversia che vede artificiosamente contrapposti architetti e storici dell' arte a proposito della prevaricazione e del soffocamento che l'architettura del museo eserciterebbe sulle opere esposte.

Si deve lavorare di sottigliezza, creando un' architettura non concorrenziale con le opere d'arte e priva di elementi di disturbo o incerte significazioni nei confronti degli oggetti esposti; ogni spazio va pensato in relazione a determinate opere, ragionando sull'ulteriore atto creativo necessario per spostare qualunque oggetto all'interno del museo.

Inoltre dovrebbe esistere un atteggiamento di "complessità" nell'articolazione degli spazi con l'applicazione del principio di "smarrimento", o di incertezza per il visitatore: pluralità di scelte nel percorso, a partire da alcuni nodi nel sistema dei collegamenti, riferendosi al famoso sistema a"trifoglio" della Stadtisches Museum Abteiberg.

 
 
     
                                                        

                   

 
    
 
   

Nello sviluppo del suo perimetro espositivo si arriva al rifiuto del principio classico e talvolta dispersivo dell' “enfilade” proponendo situazioni alternative alla sala dedicata all'esposizione e alle installazioni, perchè il museo è anche sguardo verso se stessi e gli altri, come si trattasse di un teatro (balenanti affondi, rari e preziosi, sul paesaggio urbano).  

Apparato teatrale come un palco dove si osserva e dove al contempo ci si rappresenta, dove oltre ad essere visitatori si è parte del ciclo della mostra. Architettura del tempo e della memoria, eccitante ogni sorta di ritorno filosofico, di riflessione esistenziale, di vagheggiamenti di utopie futuribili, di rinnovate domande sulla qualità della vita e sui suoi ritmi.

Ambigua dialettica tra ricerca scientifica e connotazione emblematica di un'epoca, come nel progetto del Cenotafio di Newton.

 
    
        
 

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