Nella
progettazione di musei bisognerebbe compiere lo sforzo di non renderli più
contenitori anonimi tesi solo a favorire la lettura delle opere esposte,
ma sempre più architetture che in virtù di una forza propria inneschino
un rapporto dialettico con il loro contenuto.
Architetture-impronte
destinate ad accogliere altre impronte: l'arte.
Riflettendo
sul tema "architettura-museo" (specialmente per quanto riguarda
i musei di arte contemporanea) questo va pensato “en artiste” e progettato aspirando alla totalità dell' opera
d'arte, superando la controversia che vede artificiosamente contrapposti
architetti e storici dell' arte a proposito della prevaricazione e del
soffocamento che l'architettura del museo eserciterebbe sulle opere
esposte.
Si
deve lavorare di sottigliezza, creando un' architettura non concorrenziale
con le opere d'arte e priva di elementi di disturbo o incerte
significazioni nei confronti degli oggetti esposti; ogni spazio va pensato
in relazione a determinate opere, ragionando sull'ulteriore atto creativo
necessario per spostare qualunque oggetto all'interno del museo.
Inoltre
dovrebbe esistere un atteggiamento di "complessità"
nell'articolazione degli spazi con l'applicazione del principio di
"smarrimento", o di incertezza per il visitatore: pluralità di scelte nel percorso,
a partire da alcuni nodi nel sistema dei collegamenti, riferendosi al
famoso sistema a"trifoglio" della Stadtisches Museum Abteiberg.
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